Il 4 giugno la commissione Luciani ha avanzato alcune proposte di modifica dell’ordinamento giudiziario che si innestano nella riforma della giustizia che la ministra Cartabia sta mettendo a punto.
Qui alcune delle proposte:
- Criteri più rigorosi per le nomine;
- Valutazioni di professionalità meno burocratiche;
- Possibilità di rientro, con incompatibilità territoriali, in magistratura per le figure che sono entrate in politica;
- Più limiti al passaggio da pm a giudice e viceversa;
- No al sorteggio per l’elezione dei componenti del CSM, a favore di un meccanismo che valorizzi i profili dei singoli
Sulla base delle ipotesi delineate dalla commissione, il ministero presenterà i propri emendamenti al disegno di legge delega già in discussione a Montecitorio.
Il tema della credibilità e del ruolo della magistratura è particolarmente sentito, anche in seguito agli scandali degli ultimi anni.
«Qualcosa si è guastato nel rapporto tra magistratura e popolo, nel cui nome la magistratura esercita – ha detto Cartabia – Occorre urgentemente ricostruirlo. Ed è un doveroso riconoscimento al lavoro della stragrande maggioranza dei magistrati, che si adopera, con professionalità e riserbo per svolgere una delle funzioni tra le più delicate, complesse e importanti»
Per quanto riguarda l’ingresso in politica dei magistrati, la candidatura dovrebbe essere possibile solo dopo un’aspettativa di almeno 4 mesi e non può candidarsi nel territorio in cui si sono svolte le attività negli ultimi due anni. Per tornare ad esercitare la funzione di Magistrato propongono poi l’applicazione di limitazioni estremamente rigorose. “Al termine del mandato elettivo o incarico il magistrato sia ricollocato in ruolo con precisi limiti territoriali e funzionali” e “per un certo periodo di tempo, possa svolgere solo funzioni giudicanti e collegiali” e “non possa ambire a un incarico direttivo o semidirettivo”.
Per quanto riguarda invece l’elezione dei membri del CSM ( anche qui è stata proposta l’estensione a 30 membri, dai 27 attuali) hanno “bocciato” il sorteggio a favore di un numero minore di firme per favorire anche le candidature fuori lista.
Il passaggio dalle funzioni di pm a quelle di giudice, o viceversa, secondo la relazione della commissione Luciani, non sarebbe possibile più di due volte in carriera, mentre adesso il limite è fissato a quattro.
A emergere quindi è un modello di governo autonomo della magistratura libero da condizionamenti esterni e da logiche che non abbiano come obiettivo il buon andamento della giurisdizione.