"Il nostro ordinamento condanna sia il discorso d’odio in quanto tale (art. 604 bis del codice penale – propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica o religiosa), sia i reati aggravati da motivazioni di odio (art. 604 ter cp – Circostanza aggravante quando un reato è commesso per finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso). Quel che c’è in gioco nei discorsi d’odio è il rispetto della persona, della sua integrità fisica e della sua dignità".
Queste le parole della Ministra Marta Cartabia, davanti alla Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza che, nel suo discorso ha toccato quattro punti importanti: la gravità del problema, il quadro del diritto europeo con le riforme in fase di elaborazione, i dati sull’applicazione delle norme italiano in materia di reati d’odio; gli strumenti da mettere in campo: non solo sanzione penale, ma anche cultura, educazione, e – soprattutto – giustizia riparativa.
Per il fronte italiano la Guardasigilli riporta i dati delle indagini e dei procedimenti giudiziari avviati ex 604bis e ter e conclude sostenendo che “la sanzione penale non ha svolto fino ad oggi una grande funzione di deterrenza: è la realtà a dirlo. Tra il 2016 e il primo semestre 2021, i procedimenti iscritti – riporta la Ministra Cartabia – non superano le 300 unità tanto nella forma di propaganda e istigazione, quanto in quella dell’aggravante. Le iscrizioni sono concentrate in pochi distretti, soprattutto del nord Italia. E le percentuali maggiori si registrano nelle grandi di città di Roma (12,62% al primo semestre del 2021) e Milano (4,85%)".
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